Monthly Archives: December 2013

I momenti tenerosi

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Ogni mamma vive momenti tenerosi con la sua creatura. Visto che sono nostalgica e domani ci sarà l’ultimo post dell’anno, un bell’anno dopo uno veramente brutto, impegnativo e doloroso, ho deciso di zuccherare un po’ questa pagina con coccolose nerdosità.
Quando raccontando la storia di Star Wars, a ‘Io sono tuo padre!’ fa sempre una faccia stupita della serie grande rivelazione.
Quando si addormenta mentre le canto ‘The Bard’s song’ e quando dico ‘Come close your eyes, you can see them, too’ lei sorride nel sonno beata.
Quando allunga la mano verso il Famiglio Felino tipo Mr Crocodile Dundee e la gatta miracolosamente si lascia accarezzare.
Quando il Famiglio le dà i colpetti con la testa e le fa le fusa.
Quando ‘allungo la mano e me lo prendo!’
Quando guarda con attenzione Supernatural.
Quando guarda Nightmare Before Christmas ridendo alle canzoni.
Quando l’ho svegliata con ‘È arrivato Babbo Natale!’ per la prima volta e lei ha riso come una matta.
Quando si addormenta su di me, siamo solo io e lei e so che anche se avessi la macchina del tempo nella mia vita non cambierei nulla, che ogni scelta fatta ha portato a lei, anche quelle che mi han fatto perder persone a me care e che ancora un po’ rimpiango.
Ma gli universi in cui lei non c’è non sono bei posti.

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L’Albero Bianco di Gondor

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Pane da tramezzini spalmato con burro e aneto e salmone, arrotolati, e crema di mascarpone e yogurt a ricoprire. Aneto e pepe rosa per decorare.
Proverò un giorno a fare una versione dolce con ripieno di crema e fragole e ganache al cioccolato bianco a ricoprire.
Nerdy Christmas!

PS Buon compleanno Oscar François de Jarjayes, modello di vita!

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Making Christmas (ovvero tradizioni natalizie)

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Mi sento molto Jack Skellington oggi. La vigilia di Natale per tradizione a casa dei miei si cucina per il pranzo del 25. Da sempre è una giornata frenetica piena di profumi e io sono andata a produrre un bellissimo tronchetto di Natale salato (magari domani faccio un po’ di food porn e faccio la foto). Mi son goduta tanto l’atmosfera, la prima vigilia dell’Infanta, immaginando quando sarà tutta agitata per l’arrivo di Babbo Natale! Le ho raccontato già tutto della Fata più potente in circolazione ovviamente. Come sapete, non sentendo il lato cristiano della festa, il lato delle antiche tradizioni pagane mi interessa. Facendo regali solo ai parenti stretti e passando con loro la giornata finisco sempre per apprezzare la festa, ignorando tutto il contorno religioso e consumistico.
Che gli altri si tengano Gesù Bambino e Santa Lucia.
Mi sono sempre chiesta da piccola perché Gesù portasse regali agli altri al suo compleanno. Poi scoprii che non era nemmeno il suo compleanno. Lo ammetto, pensavo fosse un assistente di Babbo Natale che lo aiutava a consegnare i regali, smezzandosi con lui i bambini.
Altra mia silente domanda di fanciulla era come facessero i miei amichetti al piano di sopra a non avere paura di una donna con le orbite vuote e sanguinanti che porta i regali con una mano e un piattino con gli occhi nell’altra… anche se ero invidiosa da loro passavano tre volte, la Santa, il bambinello e la Befana. Grazie alla mia nonna paterna friulana e alla sua vivida descrizione di Santa Lucia, comunque, non mi spiaceva così tanto che la spaventosa presenza non passasse da noi e non girasse libera per casa. Il Natale horror di Nightmare Before Christmas è simile a come immaginavo Santa Lucia.
Non so bene come metteró mia figlia di fronte alla tradizione cattolica, ma alla fine essendo per la democrazia credo che manterrò la versione della suddivisione del lavoro tra creature sovrannaturali.
Comunque sia, Babbo Natale porterà delle cose bellissime all’Infanta Imperatrice, come è giusto che sia deve porgere omaggio alla sovrana di Fantasia. Domani il nostro piccolo albero sarà circondato da regali e la cosa mi rende felice un po’ come Jack quando vede la neve per la prima volta.

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What’s her age again?

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Una cosa che mi ha sempre lasciata perplessa è il metodo di misurazione del tempo vitale degli infanti. Ieri ho scoperto di non essere l’unica che, quando chiede
‘Quanti anni ha?’ si paralizza alla risposta ‘ventisei mesi e mezzo’.
Sarà che ormai sono talmente discalculica che anche sommare i bonus al tiro del D20 è un’operazione complicata ma dover calcolare l’età del pargolo a quel punto mi fa passare qualsiasi voglia di interagire ulteriormente. Lo so che questo calcolo in mesi serve al pediatra e si trova sui siti internet ma a parte le convenzioni mediche perché deve entrare nel gergo di noi poveri genitori? Perché ci sentiamo più fighi? Dire ‘due anni e due mesi’ è obsoleto? Oppure noi mamme vogliamo mostrare al mondo di esser così brave da ricordare ESATTAMENTE il numero di giorni della creatura (mica come mio padre che non si ricordava mai la mia età)? Come se si potesse dimenticare il giorno in cui un essere umano si è fatto largo attraverso il proprio corpo tipo Alien.
Io ero rimasta al calcolo in mesi fino all’anno per poi passare a ‘un anno e un mese’ e così via, semplice e comprensibile immediatamente.
Dopo i due anni poi ragionare in mesi è tra l’esagerazione e il sadismo verso l’interlocutore. Alcuni arrivano ai tre anni dell’erede per rispondere ‘trentasette mesi e tre giorni’. In prima elementare è permesso dire ‘ha sei anni’? O mi sentirò rispondere ‘ha 72 mesi’?
Ho deciso di far resistenza passiva. La Fondazione Vulcaniana ha stilato una semplice conversione per calcolare i mesi vulcaniani. La prima volta che mi chiederanno ‘quanto ha adesso?’ e l’Infanta avrà passato l’anno, risponderó per esempio ‘ha venti mesi vulcaniani’ e vedrò finalmente sul volto della normomma quello smarrimento che solitamente si fa largo sul mio.

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Catching Fire in the Desolation of Smaug

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Due giorni al cinema. Due. Ci siamo regalati la visione di due film tra i ventordici che ci siamo persi. Abbiamo speso un capitale in baby sitter ma ne è valsa la pena.
La ragazza di fuoco ieri, La desolazione di Smaug oggi. Denominatore comune: tante fiamme, gente che non prende fuoco nonostante esplosioni mortali e tante critiche. Quindi mi vien voglia di dire la mia, galvanizzata dalla grande esperienza del cinema, quanto mi mancava! Sarò ironica in questo post, ma metto in chiaro che ENTRAMBI I FILM MI SONO PIACIUTI e che li trovo due adattamenti da libro discretamente buoni in mezzo a tanti film ciarpame tratti da libri belli. Che se uno vuole la storia del libro, deve rassegnarsi a leggere il libro.

Su Catching Fire dirò poche cose. Ora dovrebbe esser chiaro che non c’entra un tubo con Battle Royale. Takami non è stato il primo e non sarà l’ultimo a metter gente ad ammazzarsi in un’arena ma i radical chic nerd (o peggio, i nerd hipster) si riempivano la bocca su questo fantomatico plagio quando alla fine le trame sono diverse e diverse sono le ambientazioni. Semmai, diciamocelo, ormai anche a chi snobba i romanzi dovrebbe essere chiaro che Hunger Games è un Crossover tra Spartaco e 1984. L’ambientazione è quella. Sono state tagliati tanti dettagli a discapito di qualche scena inedita e sono state inserite alcune cose che capiscono solo i lettori della saga, ma tant’è, è un buon adattamento. Anche se è dal primo film che non approvo le scelte di casting e non è che siano migliorati. Mi è mancata la storia delle Quarter Quells soprattutto per il background di Haymitch. Ma promuovo il tutto.

Ora mi concentrerò su DoS. Pare ci siano state critiche a pioggia dai Tolkeniani Hipster (le api culone? Ma chissene delle api culone!) ma posto che il secondo film per Jackson per contratto deve essere pieno di roba inventata da lui, alla fine è godibile. In alcune scene spassoso. Vi elencherò le scene che ci hanno fatti divertire fino alle lacrime. In ordine sparso.
– il Tagadá dei barili. Ognuno di questi film ha una scena lunga e spassosa a favore di 3D. Il primo aveva il Tagadá dei Giganti, adesso quello dei barili. Il circo che possono fare due elfi due ti fanno chiedere come mai tutta quella fatica al fosso di Helm (LO SO che non ci sono elfi al fosso di Helm, neh!).
– Le lenti a contatto di Legolas. Ci ricordano che prima di perderle ad un certo punto di LoTR, Legolas aveva gli occhi azzurri.
– Gli scambi tra Legolas e Thranduil. Del tipo ‘cheppalle papá, ma che stai vaneggiando? E poi lo stavo interrogando io l’orco, ecco!’ ‘Eddai cazzo, Legolas, Ma nu’nce potevo avè ‘nfio senza ‘na gamba, ‘nfio zoppo, ‘nfio tossico! Io c’ho inventato l’impero de wurstel che dovevo avere un fijo frocio…’
-L’elfa minipimer e gli orchi che dato che non possono entrare dalla porta imparano da Ezio Auditore a camminare sui tetti. Ma non batteranno mai l’Uruk Hai olimpionico di LoTR
– L’amore interspecie. Legolas e Gimli non sono più i pionieri.
– I nani ignifughi e l’hobbit che assorbe il loro potere. Perché ripararsi dietro due colonnine non causa ustioni di terzo grado. Nè scivolare da un piano inclinato di roccia non causa abrasioni letali sulle vesciche da ustione. Quelle creature sono immortali belve fatte d’amianto.
– Quindi per ammazzare un nano non tentare di bruciarlo. Avvelenalo con delle frecce Morgul acquistabili in stock online al Mordor Shoppe.
– Le figlie di Bard che gli entrano gli elfi in casa e loro…Vabé!
– Uccidere un drago costruendogli una casa con piscina.
– Uccidere un drago fornendogli una croccante doratura.
-L’anatomia dell’occhio di Sauron finalmente svelato. Non. È. Una. Vulva.
Scherzi a parte, alcune scene mi sono super piaciute, Bilbo spacca, Smaug spacca, i ragnetti spaccano e anche Radagast spacca. Anche se per noi, quella è cacca.

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Aikia! (E strisciante ipocondria)

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Sarò anche poco femminile ma… I pochi geni mannari del mio secondo cromosoma X quando si parla di andare all’Ikea funzionano benissimo.
Aikia, come mi piace chiamarla, è piena di roba per bambini, carina ed economica, per questo da quando sono mamma ho un ulteriore motivo per andarci. Ormai manca poco al fatidico momento in cui vedremo i passeggini Ikea, i vestitini Ikea e le multinazionali della Malvagia Industria del Neonato crolleranno sotto il peso di impronunciabili nomi svedesi.
Ho preso bavaglini é piattini per l’Infanta, ma mi sono trattenuta perché se no l’avrei riempita di scemenze. Per fortuna che Ikea non vende action figures o sarei rovinata. Però alla creatura piaceva il pupazzetto dello gnomo, cosa che fa presagire bene.
Il cibo é un’altra cosa che apprezzo. Sotto Natale, la bresaola di renna mi strappa un sorriso. Le polpettine con la carne di cavallo non dichiarata un must. Ho preso anche attrezzi per fare i dolci visto che è caduto l’ultimo taboo che mi teneva lontana dall’obesità. Non ho mai amato i dolci, non li mangiavo mai e mai li cucinavo dalla gravidanza in poi mi si è sbloccata la voglia di zucchero. Ora la domenica per il gruppo del pomeriggio (per la sera non avanzano mai) faccio i biscotti e tra poco credo che mi darò ai muffin. Ovviamente Aikia ha tutto l’occorrente che costa meno anche di quello che si trova al supermercato. Con buona pace delle mie cellule adipose che già si strofinano i citoplasmi.
Ecco, mentre mi strafogavo di polpettine svedesi, i vicini di tavolo ammiravano l’Infanta, che nonostante fosse evidentemente cascante dal sonno si guardava in giro curiosa. Figuriamoci se perdeva l’occasione di farsi ammirare. Mi sentivo quasi in imbarazzo, stava veramente sotto il tiro incrociato di sguardi adoranti e complimenti. Una vecchietta si è anche avvicinata per darle due carezzi e e un bacino sulla manina.
Ecco, questa cosa che mi fa rabbrividire. Perché TUTTI vogliono toccare mia figlia? Non ricordo se già ho raccontato di questi incontri del terzo tipo. Una volta una sciura peruviana, quando l’Infanta aveva si e no un mese, si è messa a elargirmi consigli sulla dentizione (ma mancano MESIIII) e sul gel da metterle sulle gengive e le ha carezzato la faccia e messo a posto il lenzuolino. Il fruttivendolo le ha carezzato la faccia con le mani sporche. Il tizio della bancarella dei prodotti umbri pure. L’elenco è ancora più lungo ma mi fermo, la cosa mi irrita parecchio. Che ne so io di che malattie Stanno incubando con questo freddo? Ma dato che non posso colpirli con un calcio volante alla Sanji (film mentale che parte puntualmente quando qualcuno allunga le mani verso la faccia d mia figlia, oggi poi che la sciura le ha baciato la manina, che puntualmente poi finisce in bocca, c’è mancato davvero poco) faccio buon viso a cattivo gioco, sorrido e nel frattempo spero che nessuno di loro abbia le mani sudice o l’influenza aviaria. Lavorare in ospedale a quanto pare espone all’ipocondria. Mi immagino virus e batteri alla ‘esplorando il corpo umano’ che la attaccano e i linfociti che gli scaricano addosso sciami di anticorpi e mi tranquillizzo.
Però da un lato sono contenta che la creatura riscuota successi, io non sono mai stata bella, lei promette bene, mi ritrovo pateticamente a sperare che lei provi il brivido della figaggine e magari possa permettersi di indossare i famosi vestitini da GothLo dei miei film mentali. Quindi oltre a essere una mamma a rischio di ipocondria ormai è chiaro che sono una di quelle che si vanta sul suo blog della bellezza della figlia. Scusate, ma va così.

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Letterina a Babbo Natale

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Caro Babbo Natale, la mia bambina è troppo piccola per scriverti una letterina quindi fino a che non acquisirà un qualsiasi linguaggio a te conosciuto (lo sai il Klingon vero?) e potrà esprimere da sola i suoi augusti desideri ti scriverò io chiedendoti quello che io vorrei per lei e che non posso proprio portarle io. Non ho fretta, per ora non ha grandi bisogni, ma nel tempo, di anno in anno, se sarà una brava bambina…

Portale i cartoni animati belli, quelli vecchi, ho visto che Boing li sta facendo ma la sera tardi, portaglieli in una fascia oraria che possa salvarla da Peppa Pig.
Portale nuovi cartoni belli, magari non adattati considerandola una cerebrolesa, che sarò in grado di spiegarle perché il tal personaggio sanguina, grazie.
Elimina Peppa Pig dalle programmazioni TV, vorrei evitare di farla crescere emarginata ma se devo lo farò, non entrerà un solo pezzo di quel maiale in casa mia che non sia per uso alimentare.
Portale un amichetto del cuore. Sì, un maschietto, perché con i maschietti giocare è più divertente. Puoi usare il mezzo che preferisci, anche l’angolo della posta di un fumetto.
Portale un’amichetta del cuore, con cui fare le cose stupide da femmine ma anche il maschiaccio, con cui scambiarsi i fumetti e i vestiti.
Portale una nuova serie all’altezza di Harry Potter, che a Harry Potter ci penso io.
Portale la voglia di studiare, imparare, conoscere le cose prima di parlare.
Portale la neve per giocare, la bella luce dell’autunno, primavere profumate ed estati con il sapore di mare e di viaggi.
Portale dei film di supereroi che abbiano un senso.
Portale un’edizione di D&D che non faccia cagare, con cui possa divertirsi nel lento e inesorabile processo di nerdizzazione.
Portale degli amichetti nerd per fare un gruppo di D&D. Le basi ci sono ma il tuo aiuto è gradito.
Portale una fumetteria di fiducia in cui passare l’ora di religione, dove correre a recuperare l’ultimo numero di un fumetto con le amiche e sfogliare le pagine insieme esultando in mezzo alla strada.
Portale l’amore per la musica, quella vera, per gli assolo di chitarra e la batteria col doppio pedale, per le canzoni che raccontano storie non necessariamente d’amore.
Portale la meraviglia e la voglia di credere sempre nelle fate.

Puoi farmi questo favore? Dopotutto, io nelle fate ci credo e tu sei la fata più potente che conosco, considerato quanti credono in te.

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Compro una vocale

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Come sua madre, l’Infanta è infetta dalla piaga della logorrea. Solo che ovviamente non parla ancora. Ma può andare avanti per ore con vocalizzi che perlopiù risultano in lunghi monologhi in pseudoKlingon composti dalla lettera A pronunciata in tutti i modi e toni possibili con qualche verso inframmezzato e un paio di abbozzi di consonanti.
Da un paio di giorni ho deciso di svelarle l’esistenza di ben altre quattro vocali. Glie le ripeto spesso. Ogni volta lei ride come una matta.

Mamma, pare che le vocali sono divertenti.

La I soprattutto suscita un mare di risate.
Però questo metodo didattico sperimentale funziona perché negli ultimi giorni sta producendo qualche E qualche O.
Oggi ho sentito anche delle I e delle U.
Tra poco parlerà ufficialmente Klingon.

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Nel boschetto della mia fantasia

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Come ogni mamma, da quando è nata l’Infanta sono circondata da animaletti e varie creaturine. Sono ovunque tra pupazzetti, vestitini e varie decorazioni sugli oggetti per la bimba.
Alcuni ricorrono più di altri, un po’ per mia volontà ma di più per caso visto che quasi tutte le cose che ho per la creatura sono prestate/regalate. Poi in questo boschetto della fantasia pieno di animaletti, l’Imperatrice ha scelto i suoi sudditi preferiti.
– Papere. Nonna Papera era il suo dudino di riserva ma dopo averla mutilata è diventato il suo preferito. Anche il sonaglio con la papera è debitamente apprezzato
– Pinguini. Ne ha due, entrambi musicali, e li adora.
– L’elefante. Ama soprattutto le orecchie. Mi verrebbe da chiamarlo Olifante ma mi trattengo, poi capisce male e diventa inconsapevole abitante della Terra di Mezzo.
– Il gufo plush con il sonaglio. Di nome fa Anacleto e quando glie lo agito davanti vibra tutta di gioia.
– I conigli: a parte Mokona, il nonno paterno ha ricoperto l’Infanta di conigli e ci ha preso: lei adora dormirci e ormai il suo lettino é una conigliera. Basta che non arrivi Frank.
In cima alla catena alimentare ci sono però animali insospettabili: i Vermi.
– I bruchi sonaglio li può guardare per ore. Li adora.
– Ma è Smaug il Drago Rosa, regalo della Nonna Paterna, a vincere il premio del Suddito dell’Anno. Lo cerca sempre, se le plana addosso ride come una matta, è decisamente il gioco definitivo. E piace anche agli altri bambini.
Visto che l’animale preferito di mia figlia alla fine sembra essere il drago, orgoglio di mammina, le ho preso un paio di tutine a tema. Anche perché sono un po’ in overdose da rosa e quelle sono verdi e rosse.

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Wish you were here

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Non scrivo da quasi una settimana! Maledetto Natale!
Nel frattempo siamo sopravvissuti al primo pranzo ufficiale dell’Infanta con tutti e quattro i nonni, una specie di prova generale in vista del Natale. La mia famiglia e quella del Consorte non si sono mai frequentate granché, ma questo non è strano, dal mio punto di vista.
Anche i miei nonni si vedevano solo a Natale e non è che anche lì parlassero granché.
Appunto questo ripensare ai miei nonni sotto Natale mi ha messo un po’ di nostalgia. I nonni dell’Infanta la a ano alla follia, cosa che mi tranquillizza tanto, rendendomi certa che se domani fossi risucchiata dal WARP mia figlia crescerebbe piena d’amore.
Ho cominciato a camminare sulla via dei ricordi e visto che radici profonde non gelano ho deciso di parlare dei miei nonni. Io non ne avevo quattro, come l’Imperatrice. Ne avevo tre. Ora non ne ho più nemmeno uno e mi mancano spesso, ma in questo periodo molto di più.
Il mio nonno paterno è morto prima che io nascessi lasciandomi la paura per l’apparato cardiovascolare. Secondo mia madre, mi avrebbe insegnato qualcosa di manuale tipo aggiustare motori. Ho perso un’occasione.
Il mio nonno materno era un burbero brianzolo DOC, che non riusciva a dimostrare l’affetto enorme che provava per noi, ma a ripensare ai suoi sorrisi adesso non ho dubbi in proposito.
Quelle a cui ero più legata erano le nonne. Poche righe non renderanno giustizia a due donne diverse e straordinarie ma ci provo.
La mia nonna paterna era quella che mi somigliava di più in quanto a inclinazioni, ma non aveva potuto seguirle: avrebbe voluto studiare ma era stata costretta a fermarsi in terza elementare. Era un mezzosoprano lirico apprezzabile, ma non poteva lasciare la famiglia per fare quella vita (troppo sconveniente), avrebbe voluto imparare a suonare l’arpa ma non c’erano i soldi (‘l’area ha le corde d’oro diceva). Però a suo modo non si era fatta tarpare le ali: cercava di imparare le lingue coi corsi De Agostini e componeva strimpellando il pianoforte, canzoni religiose perlopiú. Quello che mi ha impedito di apprezzare mia nonna da piccola è stato soprattutto il suo essere estremamente credente, a me cresciuta in modo super laico imparare le preghiere non interessava. Inoltre era molto ansiosa e non faceva che ripetermi ‘studia che se sei ignorante come me ti mettono i piedi in testa’. Aveva ragione, ma nella mia innocenza di bambina mi dicevo ‘certo che studio, è ovvio!’ quando ovvio non lo era mica tanto… Insomma nel mio lato artistico (e in quello ansioso) ho preso da lei soprattutto e ora che sono grande capisco quanto fosse forte e intelligente. Quando è morta, nonostante il mio ateismo materialista, ho sperato che per lei che tanto ci credeva ci fossero angeli pronti a insegnarle a suonare l’arpa. Per quel che mi riguarda, il mio desiderio di imparare l’arpa celtica è iniziato nell’adolescenza ma non so se riuscirò mai a prendere lezioni, mi sa che non è destino.
La nonna preferita era la mia nonna materna, anche lei una tosta. Laureata in matematica e fisica quando ancora era una facoltà sola, era estremamente intelligente, dinamica, chiacchierona quanto me. Pensate, giá adesso matematica non è una facoltà piena di donne, ai suoi tempi erano in due. Diventò insegnante e preside. A 80 anni ancora lavorava in giardino. Quando ero bambina mi ha riempita di splendidi maglioni fatti da lei, ma non ho mai avuto la pazienza di imparare a sferruzzare. Peccato. Ecco, lei è la responsabile del mio rendimento in matematica al liceo: il mio lato nerd non si è molto sviluppato in quella direzione, per quanto fossi portata per chimica e biologia e me la cavassi meglio in fisica, non sono mai stata portata per la matematica. Ma grazie a lei non ho mai avuto un’insufficienza in pagella. Con lei mi sono sempre trovata bene, da bambina amavo fermarmi a mangiare o a dormire da lei, e da grande chiacchierare con lei era un vero piacere. Mi manca terribilmente, so che avrebbe adorato l’Infanta.
Ma la vita è così, forse anche io un giorno sarò nonna e l’Infanta si ritroverà a rimpiangere i suoi, di nonni, e quello che avrebbero potuto insegnarle. Le mie nonne mi hanno insegnato tantissimo, sono contenta che abbian condiviso con me anche i loro ricordi, potrei scrivere un romanzo ispirato a loro.
Ecco, fine del post nostalgico.

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