Feels di mezza estate.


Grazie a tutti i nerd che hanno attraversato la mia vita finora.Grazie perché non mi avete mai fatta sentire sola con la mia immaginazione spropositata. Grazie perché con voi ho potuto vivere avventure meravigliose e le sto ancora vivendo.

Immagino, qualche volta, come sarebbe stata la mia vita se non vi avessi incontrati. Mi sarei vergognata di guardare ancora anime e leggere manga a quattordici anni e magari avrei smesso. Avrei cominciato, che so, a guardare di più i ragazzi, o a considerare il massimo della vita quel nuovo paio di scarpe invece di spendere tutti i miei soldi in fumetti. Avrei cominciato a pensare che l’uomo giusto é quello col macchinone, che il massimo dopo il lavoro é guardare il TG, un programma della De Filippi, la partita di calcio, invece che uccidere draghi, cospirare contro Principi e combattere il Wyrm. Avrei magari preferito Alessandra Amoroso a Cristina Scabbia.

Avrei pensato che travestirmi ancora a 18 anni é stupido e non avrei mai conosciuto tanti di voi che arricchiscono la mia vita in modi che nemmeno potete immaginare, o forse sì, perché anche voi siete nerd.

Avrei pensato che scrivere e condividere ciò che scrivo online fosse stupido e non avrei conosciuto splendide persone che continuano a fare parte della mia vita nonostante la distanza.

Non avrei visitato mille mondi, non avrei interpretato mille personaggi, non avrei vissuto mille vite oltre la mia mantenendo la capacità di sognare e giocare. 

Avrei educato mia figlia alla mediocrità e le avrei spiegato che le fate non esistono. Invece, riesco a mangiare il suo cibo immaginario con gusto.

Grazie perché a 34 anni suonati mi considero ancora una persona ricca, interessante e creativa. 

Vi voglio bene, amici nerd.

Voi siete il migliore dei vantaggi evolutivi.

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Being Yoda (May the Force be with you!)



‘Io sono Yoda’.
Questa, attualmente, la dichiarazione di intenti dell’Infanta.
Oggi, May the Fourth, è il giorno giusto per raccontare questa storia. Che ha inizio con…
I Rollinz dell’Esselunga.
Non dite che non sapete cosa sono.
Per qualche settimana la gente si è divisa tra quelli che ‘non la voglio quella roba’ e quelli che ‘mi dà anche quelli che non ha preso la signora?’. 
Gente che fingeva di aver figli per averli, gente che non li aveva e se ne fregava, gente che li aveva davvero e li usava come scusa. 
Io li prendevo veramente per l’Infanta.
L’Infanta, complici tre diverse famiglie che fanno la spesa all’Esselunga, ha raccolto un certo numero di ‘Omini’. Ci si è affezionata, ha imparato i nomi dei personaggi ‘buoni’ e ‘cattivi’ ancor prima di vedere i film. 
In quel periodo, all’asilo mi hanno dato la notizia. La festa di Carnevale incombeva.
Vedete bene che mi ero promessa di arrivarci in anticipo e volevo fare un costume coordinato. Ma non volevo togliere la scelta alla mia figlia duennemmezzo e quindi:
‘Bene, amore mio, da cosa vuoi vestirti?’
‘Da questo!’
E solleva il Rollinz Yoda. Ho un momento di smarrimento. 
Ammetto che mi aspettavo ‘principessa’. Nei giorni successivi ho rifatto più volte la domanda. La risposta è sempre stata ‘Yoda’.
Ebbene sì, ho vestito mia figlia da Yoda per Carnevale. E io mi sono vestita da Jedi. 
Per lei è stato bellissimo. Anche se non ha voluto la maschera o le bellissime orecchie cucite da le medesima, le era chiaro il suo ruolo.
‘Io sono il maestro Yoda! Anche se non ho voluto la maschera e le orecchie’
Frase ripetuta a chiunque la stesse a sentire.
Ovvio che all’asilo hanno pensato che la neridissima combo fosse stata una mia idea. E invece no.
Ho portato Yoda anche a una sfilata che guardacaso era a tema Star Wars. Si è divertita tantissimo. Come sfruttare bene un costume acquistato online.
Ma non finisce qui. Anche dopo mesi dalla fine del Carnevale l’Infanta continua con questo bizzarro furto d’identità. 
Ha ottenuto in regalo ben due pupazzi di Yoda, tra i suoi preferiti, uno dei quali comprato alla sua prima Cartoomix (dove ha voluto anche un Chibi Cthulhu, ma questa è un’altra storia).
Ove, nell’area dedicata a Star Wars, esplodeva dalla gioia. Guardando la scherma con le spade laser, soprattutto. Ma anche i vari cosplayers che interpretavano i personaggi, o i gadget, producevano strilli di riconoscimento e ammirazione. Non la ho portata vestita per praticità ma me ne sono pentita. Anche perché a un certo punto ha iniziato a chiedermi il vestito da Yoda.
Tanto ora so che posso reggere una fiera del fumetto con l’Infanta. Perché in queste cose, il problema è nella nostra mente. Come quando Luke deve cavare l’astronave dalla fanga. Sono i genitori a porsi i limiti, perché i nostri figli sono solo contenti di uscire e vedere cose.
‘I can’t believe it’
‘This is why you fail’
Ecco, non ci ho creduto. Al prossimo giro, non falliró, Maestro.
Nel frattempo, ha sviluppato una certa ossessione per ‘l’impero colpisce ancora’, altrimenti detto ‘il cartone con lo Yoda vero’.
Tutte le sere. Scene preferite? Yoda ovviamente. E ‘voglio C3PO che si rompe!’
Ormai conosce i personaggi, anche su grande schermo.
Continua a proclamarsi ‘maestro Yoda’.
E ha fatto tutto lei.
Che dire?
May the 4th be with you, Master.
E possa essere anche con tutti i genitori che cercano di crescere i propri figli credendo in ciò che sono.
Anche fossero il Maestro Yoda.

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Il Nerd FEshion Sense si sviluppa da piccoli.



Ogni nerd sa che vuol dire compiere scelte audaci. Tipo manifestare l’amore imperituro per GdR/libri/film/videogame/laqualunque che nessuno ha mai sentito tranne altri nerd. Siamo gente tutto sommato abbastanza coraggiosa da mettere per prima la nostra nerditudine nonostante le critiche.
I primi che ci hanno criticati?
I nostri genitori.
‘Ma non ti unisci a una setta’ mi chiese mia madre quando comprai il mio manuale di Vampire The Masquerade.
‘Ma guardi ancora i cartoni alla tua età’ berciava mio padre.
Il Normale Scenario di un’adolescenza nerd.
Per quel che riguarda la moda poi, per un nerd è battaglia persa. Che sia il solito ‘sfigato’ in mocassini, il metallaro puro o l’indossatore di magliette con oscuri riferimenti a videogame e fumetti, non sfugge al suo destino. Uomo o donna che sia. 
I FEshion Nerd si contano sulle dita di una mano e spesso anche le ragazze carine della nuova generazione, dalle normomasse sono semplicemente etichettate come stramboidi a cui piacciono strani gadget.
I primi che si accaniscono? I genitori.
‘Ma devi uscire vestita così?’ 
Un mantra nella mia esistenza.
Ecco, io voglio riuscire a evitare questo, pure mi diventi una truzzetta o vada in giro ricoperta di glitter rosa.
Per me è molto importante che l’Infanta possa fare le sue scelte fin da piccola, senza critiche. Dal vestito di carnevale (che merita approfondimento) a cosa mettere la mattina, nei limiti dettati dal buon senso stagionale (maglioni con quaranta gradi anche no, insomma) se esprime una preferenza, la assecondo.
Quando l’Infanta ha pescato dal cassetto la maglietta dei Kiss che le era stata regalata da un’amica, ce l’ho mandata all’asilo. Le è piaciuta. Troppo. Ora vuole solo quella. Lavarla diventa un problema. A due anni e mezzo ha già l’atteggiamento metallaro del mettere la stessa maglietta fino a che si buca. 
La mattina spesso si comincia con un:
‘Voglio la maglietta dei Kiss!’
‘È a lavare’
‘La voglio lo stesso’.
Bene.
Ma non finisce qui. Oggi la porto all’Insubria Festival, quello che l’anno scorso le ha fruttato una spada.
Scegliamo l’outfit che manco Ma Come Ti Vesti, con io che propongo e lei che boccia tutto. Si decide per un vestitino verde con la pecorella e i suoi pantaloni coi quadrifogli. Molto Irish. A quel punto la fatidica domanda.
‘Vuoi il maglioncino verde o quello coi teschietti?’
‘Coi teschietti’.
Molto bene.
Mamma è contenta, l’Infanta si veste con maglie metal e teschietti a due anni e mezzo.
E non li ho nemmeno comprati io.
Sono innocente.

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Tutti hanno il diritto di essere la matrigna cattiva.

Il web è di nuovo in fermento. Si parla tra le altre cose di Stepchild adoption. Che è? Che non è? Chi ci pensa ai bambini a parte gli eroi del MOIGE? Come ci si pensa, ai bambini?
Ai bambini ci si pensa censurando opere d’arte per evitare che i sopracitati geni diano di matto, passando serie TV in quartordicesima serata, ma sempre censurate che non si sa mai che il piccolo insonne rubi il telecomando e veda delle tette, ci si pensa mettendo all’indice i libri dell’asilo che potrebbero ispirare quella minima apertura mentale necessaria a capire che anche un bimbo può giocare con le bambole, ci si pensa opponendosi alla stepchild adoption (per gli omosessuali, perchè il provvedimento in sè da quel che ho capito ormai ha poco meno della mia età).

Sarà che siamo sempre stati cresciuti a suon di eroi orfani affidati a parenti stretti che non proprio li apprezzavano? Sarà che nelle fiabe, la matrigna è sempre cattiva? Cosa c’è, nell’inconscio collettivo, a parte una sana omofobia, che blocca questo tipo di provvedimenti? 
Perchè una matrigna cattiva può solo essere eterosessuale? Solo le donne etero, che ok, sono notoriamente stronze, possono ordinare l’omicidio della figliastra con consegna di cuore in scatola? Non hanno il diritto, gli omosessuali, a essere la matrigna cattiva? Non possono anche loro essere pessimi genitori adottivi come una Grimilde? O magari buoni genitori adottivi? 
E se il provvedimento esiste già, questi geni quindi vogliono impedire che tutti possano usufruirne? Che senso ha? Che logica ha impedire a una persona di continuare a occuparsi di un bambino di cui GIA’ si occupa? Paura che inizi a fargli pulire i pavimenti cantando ‘canta usignol’ fino a che Salvini vestito di azzurro non lo libera a suon di bidibi bodibi bu? Sarà in grado Salvini di pronunciare una formula magica così complicata? Se Pumbaa fosse morto, avreste tolto Simba a Timon, magari restituendolo al suo meraviglioso zio biologico? Ok, Simba aveva una madre vivente ma il concetto è chiaro.
Ogni tanto la vita mi confonde. Pessima, pessima sceneggiatura. Ci stiamo avviando sempre più verso un qualche tipo di distopia. Ho letto molte opinioni ai limiti della fantascienza, di gente che di fantasia non ne ha più da anni e la cosa mi turba, perchè quando la realtà rischia di superare la fantasia, nessuno è al sicuro. 
Vantaggio evolutivo di noi genitori nerd: conosciamo bene il genere distopico, probabilmente riusciremmo a far diventare i nostri figli abbastanza aperti mentalmente da non avere altra scelta che diventare il centro della nuova ribellione contro quello che chiameremo amichevolmente l’Impero del MOIGE. Sapranno come aggirare le censure, esattamente come sapevamo farlo noi. Sapranno riconoscere il valore di una figura genitoriale positiva, un padre e una madre ma anche un patrigno, una matrigna, dei genitori adottivi, degli zii buoni. Sapranno riconoscere anche le figure genitoriali negative, che esistono a prescindere dall’orientamento sessuale delle stesse.
Sarà da loro, che nascerà una nuova speranza, perchè la nostra generazione sta toppando alla grande, inutile nascondersi dietro alle cose, sono le masse normogenitoriali mie coetanee che sbroccano al pensiero di estendere la stepchild adoption alle coppie omosessuali.
Io resto dell’opinione che tutti abbiano il diritto di diventare buoni genitori, come tutti abbiano il diritto di diventare la matrigna cattiva. Semplice, va bene. Io sono una persona dalla mente semplice, ma a volte le idee semplici sono semplicemente le idee giuste. 

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Dead English Gentlemen Club

  
Immagine di Ian Blyth.

Terry: oh guarda, Chris, c’è Lemmy.
Christopher: alla buonora, era ormai troppo che dicevo che qui mancava della buona musica. Grazie Morte.

Morte: NON C’È DI CHE. SCUSATE, TORNO SUBITO.

Lemmy: David! No, cazzo, Morte, ma ti sembra il caso?

Morte: IO E DAVID AVEVAMO UN ACCORDO. ORA SCUSATE, SONO DI FRETTA.

Christopher: un classico.

Terry: questa è una mossa ardita.

David: signori, è un piacere ritrovarvi qui. Ma quello non è Alan?

Christopher: è vero! Ma perché a lui hanno dato le ali? Non è giusto.

Morte: ACCORDI PREGRESSI CON LA DIREZIONE. DIO HA IL SENSO DELL’UMORISMO.

Terry: Lemmy, parla di te.

Alan: Buonasera a tutti. 

Terry: ora basta però Morte, ok? La nerdsfera si sta disperando.

Alan: a questo punto, ai loro figli resterà solo Justin Bieber.

Morte: SONO NERD. I NERD NON DIMENTICANO.

David: continueranno a chiamare il Re dei Goblin quando i loro figli piangono.

Christopher: noi siamo immortali.

Lemmy: Morte, Beviti un bicchiere con noi. È ora di fare un po’ di pausa…

Morte: CHIAMIAMO ANCHE LEONARD?

Terry: ma sì. Sarà pure americano, ma dopotutto, aveva stile.

Il 2016 è iniziato malissimo ma non dimentichiamo che anche il 2015 ci ha tolto tanto. Li voglio immaginare così, a gozzovigliare in un immaginario club non così esclusivo, nel Sogno a cui appartengono.

Noi nerd li renderemo immortali continuando a esporre i nostri figli al loro genio.

Eppure, resta tanta tristezza.

‘Noi moriamo, e il mondo sarà più povero per questo’, diceva il Principe Nuada in Hellboy 2.

Aveva ragione. 

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Il Tavolo dei Bambini



E poi arriva quel momento.

Il momento in cui, invece che passare il capodanno a nerdare con i tuoi amici nerd senza figli (sì, mica piazze e locali stracolmi, cibo e giochi da tavolo, ma vi pare), ti ritrovi a passare il capodanno con un’altra coppia di genitori nerd. E vicino al tavolo degli adulti. Sbuca il tavolo dei bambini. E sono ricordi di capodanni passati con gli amichetti, a guardare gli adulti da lontano, ma senza l’ansia di unirsi a loro, nella magia di quel piccolo mondo privato e distante. Solo che adesso tu sei l’adulto e il piccolo mondo privato tocca alla tua Infanta Imperatrice che si prende anche la bella sedia lasciando i due maschietti ai suoi lati da bravi cavalieri.

 Fa una certa impressione mangiare con accanto il tavolo dei bambini.

Come stare in una locanda aperta anche al piccolo popolo. Un microcosmo da osservare, da cui sei stato calcirotato fuori volente o nolente, perché anche se sei un nerd, quindi considerato dalla società poco più che un bambinone che non riesce a staccarsi da giochini e cartoni animati, non fai più parte di quel mondo eletto.

Non fai nemmeno più parte del mondo dei nerd senza figli. 

Sei un genitore nerd, puoi solo tentare di trovare dei simili per non soccombere a Gigi d’Alessio a Bari, anche se poi lo accendi lo stesso per avere il tuo bel countdown trash che è un classico intramontabile.

Tecnicamente, il capodanno da genitori nerd non è molto diverso da quello dei i nerd senza figli, ma in più hai gli gnomi che fanno le loro piccole magie. 

Si mangia lo stesso, tanto, e si parla di cose a vario livello di nerditudine, ma anche di scuole, asili e figure di merda fatte davanti alle masse normogenitoriali. Si osserva l’interazione tra gli gnomi come fosse un documentario sul piccolo popolo. 

E sono loro a decidere i giochi. Niente ruolate o giochi da tavolo a questo giro, ma vari livelli di caos e delirio tra macchinine, puzzles, costruzioni, pupazzi e bambolotti. Perché gli gnomi si rimbalzano cariche di energia folle e non vogliono andare a nanna, e quindi, alla fine, bisogna rimettere la creatura in macchina e tornare a casa abbandonando il proposito di fare nottata con un bel gioco da tavolo, che insomma, per lei ogni secondo non passato a giocare é un secondo sprecato quindi, no mamma, giochiamo ancora un po’! Niente classico gioco da tavolo e ritorno anticipato, quindi.

Ma si balla sulle note di ‘Born to raise hell’ appena dopo il Brindisi di Mezzanotte. 

E si ride tanto. E alla fine, sei felice che il tavolo dei bambini sia ricomparso nella tua vita.

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Who Cares About Christmas, I’m out to see Star Wars

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Ovvero… il Miracolo di Natale è avvenuto.
Io e il Consorte siamo riusciti a guadagnare il cinema e vedere Il Risveglio della Forza solo a una settimana dall’uscita. Non mi sembra vero, è come se Babbo Natale in persona si fosse offerto di farmi da baby sitter… invece è stata ovviamente la Nonna(non)Nerd, grande PNG in questo gioco della maternità, che ne ha approfittato per pianificare il menù del Natale, visto che in realtà la gnoma dorme una volta messa a letto.

Ma il menù del Natale è per normomamme, non per mamme nerd. Le mamme nerd in mezzo allea pletora dei film di Natale, vogliono vedere al cinema almeno Star Wars.
Se notate, l’ultimo film di cui ho parlato su questo blog è Capitan Halrock. Perché col NerDaddy non siamo più andati al cinema insieme.
Già.
Ci siamo tenuti le ‘carte nonni’ per giocare di ruolo dal vivo, rinunciando al piacere del grande schermo per recuperare i film comodamente a casa, e devo ammettere che per tante cose sono soldi risparmiati (tipo Thor II, Iron Man III o Avengers II, mi sarei addormentata in sala).

Ma insomma, Star Wars è da vedere al cinema. Punto. Valeva la pena di tappare una Nonna Nerd per l’occasione.
Probabilmente, per la Festa della Mamma coglierò l’occasione e farò un altro post sull’ analisi della maternità in Star Wars perché davvero, queste mamme come fanno sbagliano e poi i figli passano al Lato Oscuro della Forza. Noi mamme nerd, cresciute con tali modelli femminili, siamo a rischio? Solo tra qualche anno avremo una casistica.

Ma parliamo del film.

Impressione generale: è un loop! È un reboot/non reboot. Abrams avrà voluto fare un omaggio ai film di Evangelion, che sicuramente conosce? Anno ha fatto un reboot che in realtà è un sequel. Abrams un sequel che alla fine sembra il reboot di episodio IV.
Scherzi a parte, la trama ricalca episodio IV in modi che a volte ho trovato fastidiosi. Ma in generale, ho trovato il film godibile e in uno o due momenti il brividino o la lacrimuccia si sono palesati.
Non lo trovo migliore della trilogia prequel. Anzi, come originalità della trama e dei personaggi è peggio: la trilogia prequel ha delle parti che per epicitá o intrigo superano pure la trilogia base e ha l’handicap di non basarsi sulla coppia che scoppia Han-Chewie che insomma, regge da sola qualsiasi film in cui si inserisce, compreso questo.
Insomma, Han e Chewie hanno retto anche questo film. Insieme a Finn, al centro di una inutile polemica razzista. Senza Finn Episodio VII sarebbe stato il Han e Chewbe Show.

E qui mi fermo, scriverò i miei commenti più o meno caustici, come al solito randomici e per punti come faccio di solito in questa sede, ben poco influenzati da bagarre e recensioni online

Ah già. Ovvio che lo spoiler di Studio Aperto che aveva fatto incazzare NerDaddy non aveva senso, figuriamoci se potevano aver cercato fonti attendibili.

Ma quelli qui sotto sono spoiler vero quindi non leggete oltre.

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A Nerd Mom Awakens

  
 
   Oggi è un giorno così speciale da indurmi a scrivere su questo trascurato blog, shame on me. Il giorno in cui i nerd si uniscono in contemplazione per l’Avvento. E’ uscito Star Wars Episodio VII.

Ci voleva il risveglio della Forza per risvegliare una mamma nerd che deve assolutamente a questo punto condividere il suo dramma: trovare il modo di andare al cinema. Sotto Natale. Quando sei già piena di impegni da qui all’anno nuovo.

Tutti i Nerd hanno aspettato questo giorno con ben più trepidazione di quanto l’Infanta aspetti Babbo Natale. Io poi che sono molto poco natalizia, ho fatto l’albero solo per lei, non ho ancora comprato un singolo regalo se si esclude il Fallout IV al consorte, come dono anticipato… in realtà seguivo con più interesse il count down per Episodio VII. Con tutto che sapevo che non sarei riuscita ad andare a vederlo all’uscita. 

Tutte le mamme hanno questo problema chi più o chi meno. Uscire col consorte senza prole al seguito, quando questa prole è troppo piccola per stare composta in un cinema, diventa più difficile che costruire la Morte Nera senza che qualche ribelle te la faccia esplodere.

Non vado al cinema da secoli. L’ultimo film visto è Inside Out, perché mia sorella mi ha rapita e il NerDaddy è rimasto a casa con l’Infanta.

Uscire con lui per andare al cinema sotto Natale rischia di essere più fantascientifico di Star Wars e Star Trek messi insieme.

Pensate che significa seguire l’hype di migliaia di nerd online sapendo che non potrai essere tra loro quando il film uscirà.

Mi sono difesa pensando che dopotutto le due trilogie bastano a se stesse, ma non so quanto reggerò.

Ce la faranno i nostri eroi?

Probabilmente sì, ma solo quando la gente sarà sciamata via e il film non sarà più così nuovo, ora che ci organizziamo. Arriveremo probabilmente all’ultimo giorno prima che lo tolgano dalle sale.

La cosa buona è che a me, degli spoiler, non interessa nulla.

Cosa che mi fa discutere col NerDaddy che invece li odia, mi sono lasciata sfuggire uno spoiler poco credibile sentito a STUDIO APERTO (fonte attendibilissima) e si è arrabbiato tanto che credevo mi avrebbe strangolata con tanto di ‘trovo insopportabile la tua mancanza di fede’. Ok, scusa, mi è sfuggito. Non capisco cosa ti cambi, il film rimane quello che tu sappia come va o no. Lo spoiler proprio non mi tocca.

Anzi, posso dire di essere una di quelle persone veramente cattive che se uno continua a lamentarsi degli spoiler, lancia spoiler.

Cosa che rende il fatto che io non riesca mai ad andare al cinema la salvezza di tanti poveri piccoli Jedi.

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Una Storiella e lo Spauracchio.



Oggi leggo che negli USA il matrimonio delle coppie omosessuali è riconosciuto in tutti gli stati. 

Da noi, si fa il Family Day per ‘difendere’ i figli dallo Spauracchio.

 E almeno fosse il cattivo di Bat Man.

No. Paura del diverso, la solita storia. Come se non fossimo già tutti diversi l’uno dall’altro, cosa che mi consola, perché almeno so che il mio patrimonio genetico e quello di chi pensa che esista una teoria del Gender sono intrinsecamente unici. 

Sul questa fantomatica teoria WIRED ha scritto un articolo molto carino per cui non mi dilungo.

Vorrei invece fare qualcosa che so fare bene, raccontare una storiella. 

Che non contiene spauracchi. Per quello c’è già Bat Man.

Ecco, le storie dei supereroi e degli altri personaggi della nerdsfera, come noi ben sappiamo, pullulano di famiglie non convenzionali e di personaggi non convenzionali. Le storie che i nerd amano, dai comics agli anime, non sono convenzionali. Per questo, Tutti i nerd hanno nel cuore un odio più o meno esplicito per il MOIGE. Ammettetelo. Dai. 

E non so perché ma penso che la popolazione MOIGE e quella ‘sostenitori del Family Day’ abbiano un’alta sovrapposizione… 

Io sto per raccontarvi una storiella piuttosto convenzionale, in realtà. MOIGE friendly.

Che potrebbe diventare quella di mia figlia o della figlia di qualche normomammma.

C’erano una volta due ragazzine che chiameremo Alien e Vlad anche perché sono i nickname che effettivamente usavano. Erano in classe insieme al liceo e passavano molto tempo insieme. Entrambe sveglie, entrambe appassionate di manga, anime e arti marziali, e altre cose più o meno nerd, entrambe un po’ scarse in matematica, cosa che comunque non le rende meno nerd, solo più umane.

Entrambe si trovavano a loro agio in abiti maschili, portando i capelli corti, e guardando le loro foto adesso, potrebbero passare per dei ragazzini. Entrambe sorridevano se qualcuno le scambiava per maschi. Nessuno, comunque, le infastidiva particolarmente per questa loro attitudine, cosa che dubito accadrebbe ora, fuori da questa fiaba.

Alla fine del liceo si persero di vista. 

Vlad, pur continuando a prediligere le amicizie maschili e a sentirsi dire ‘ragioni come un uomo’ per tutto il resto della vita, era una donna e riscoprì, per quanto è ragionevolmente pratico, la sua femminilità, anche grazie alla moda goth che riuscì magicamente a tirar fuori la principessa dal ranocchio. Grazie alle magie di Facebook ritrovò Alien. E scoprì che Alien viveva all’estero, era ancora nerd come lei, aveva una gatta come lei, ma Alien ora sapeva di essere un uomo. E aveva deciso di affrontare la transizione e tirare fuori il principe dal ranocchio.

Vlad non se ne stupì molto e fu molto fiera del suo vecchio amico, che aveva mostrato il coraggio di rendere pubblica la scelta e la transizione e che aveva bisogno di sostegno nel difficile percorso verso un’autodeterminazione che avrebbe potuto solo renderlo felice.

Fine.

Morale della fiaba:

Ho una bambina. Che potrebbe essere una Vlad, ma potrebbe essere un Alien. O magari qualche altra creatura mostruosa.

Chi vivrà vedrà, ma i due percorsi vanno rispettati entrambi.

E siamo noi a dover insegnare ai nostri figli a rispettare entrambe le persone, in quanto persone, non in quanto maschi, femmine o transgender.

E il Family Day mi sembra proprio la cosa più diseducativa che un genitore potrebbe inventarsi. 

L’educazione alla diversità è non solo auspicabile ma, visti i tempi in cui viviamo, direi che si rende necessaria. 

E non aggiungo altro.

Anzi, sì. Nella mia innocenza non pensavo che servisse veramente educare dei bambini a qualcosa di così ovvio come la diversità.

Invece…

Invece non solo vanno educati i bambini, vanno educati gli adulti!

Quindi vi beccate il link al canale youtube di Alien in cui documenta il suo percorso.

Alla faccia tua MOIGE!

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Il potere dell’Asciugamano

La Guida Galattica per gli Autostoppisti dice alcune cose sull’argomento asciugamano. L’asciugamano, dice, è forse l’oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini–zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente. 

 Le mamme  conoscono i mille usi di questo Sacro Artefatto. 

La sua importanza e versatilitá. 

 Se siete mamme, non uscite mai senza un asciugamano. Anche più di uno, ammettetelo.  Ci manca solo che immergiamo un angolino in una soluzione supernutriente. 

Per noi, ogni giorno é il Towel Day, o siamo destinate a soccombere.

 Effettivamente, la Guida Galattica, anche solo con la celeberrima frase ‘non fatevi prendere dal panico’, potrebbe essere applicata alla maternità con sorprendente accuratezza. 

 Adams elargiva perle di saggezza che noi tutte conosciamo benissimo tipo

‘Il tempo è una illusione. L’ora di pranzo è una doppia illusione’.

Come brucia la verità.

Ma vediamone il lato positivo. 

 Quando la terra sarà cancellata per far posto a una superstrada galattica, saremo pronte per nuove avventure. 

 Buon Towel Day.

E non fatevi prendere dal panico.

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