Aikia! (E strisciante ipocondria)

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Sarò anche poco femminile ma… I pochi geni mannari del mio secondo cromosoma X quando si parla di andare all’Ikea funzionano benissimo.
Aikia, come mi piace chiamarla, è piena di roba per bambini, carina ed economica, per questo da quando sono mamma ho un ulteriore motivo per andarci. Ormai manca poco al fatidico momento in cui vedremo i passeggini Ikea, i vestitini Ikea e le multinazionali della Malvagia Industria del Neonato crolleranno sotto il peso di impronunciabili nomi svedesi.
Ho preso bavaglini é piattini per l’Infanta, ma mi sono trattenuta perché se no l’avrei riempita di scemenze. Per fortuna che Ikea non vende action figures o sarei rovinata. Però alla creatura piaceva il pupazzetto dello gnomo, cosa che fa presagire bene.
Il cibo é un’altra cosa che apprezzo. Sotto Natale, la bresaola di renna mi strappa un sorriso. Le polpettine con la carne di cavallo non dichiarata un must. Ho preso anche attrezzi per fare i dolci visto che è caduto l’ultimo taboo che mi teneva lontana dall’obesità. Non ho mai amato i dolci, non li mangiavo mai e mai li cucinavo dalla gravidanza in poi mi si è sbloccata la voglia di zucchero. Ora la domenica per il gruppo del pomeriggio (per la sera non avanzano mai) faccio i biscotti e tra poco credo che mi darò ai muffin. Ovviamente Aikia ha tutto l’occorrente che costa meno anche di quello che si trova al supermercato. Con buona pace delle mie cellule adipose che già si strofinano i citoplasmi.
Ecco, mentre mi strafogavo di polpettine svedesi, i vicini di tavolo ammiravano l’Infanta, che nonostante fosse evidentemente cascante dal sonno si guardava in giro curiosa. Figuriamoci se perdeva l’occasione di farsi ammirare. Mi sentivo quasi in imbarazzo, stava veramente sotto il tiro incrociato di sguardi adoranti e complimenti. Una vecchietta si è anche avvicinata per darle due carezzi e e un bacino sulla manina.
Ecco, questa cosa che mi fa rabbrividire. Perché TUTTI vogliono toccare mia figlia? Non ricordo se già ho raccontato di questi incontri del terzo tipo. Una volta una sciura peruviana, quando l’Infanta aveva si e no un mese, si è messa a elargirmi consigli sulla dentizione (ma mancano MESIIII) e sul gel da metterle sulle gengive e le ha carezzato la faccia e messo a posto il lenzuolino. Il fruttivendolo le ha carezzato la faccia con le mani sporche. Il tizio della bancarella dei prodotti umbri pure. L’elenco è ancora più lungo ma mi fermo, la cosa mi irrita parecchio. Che ne so io di che malattie Stanno incubando con questo freddo? Ma dato che non posso colpirli con un calcio volante alla Sanji (film mentale che parte puntualmente quando qualcuno allunga le mani verso la faccia d mia figlia, oggi poi che la sciura le ha baciato la manina, che puntualmente poi finisce in bocca, c’è mancato davvero poco) faccio buon viso a cattivo gioco, sorrido e nel frattempo spero che nessuno di loro abbia le mani sudice o l’influenza aviaria. Lavorare in ospedale a quanto pare espone all’ipocondria. Mi immagino virus e batteri alla ‘esplorando il corpo umano’ che la attaccano e i linfociti che gli scaricano addosso sciami di anticorpi e mi tranquillizzo.
Però da un lato sono contenta che la creatura riscuota successi, io non sono mai stata bella, lei promette bene, mi ritrovo pateticamente a sperare che lei provi il brivido della figaggine e magari possa permettersi di indossare i famosi vestitini da GothLo dei miei film mentali. Quindi oltre a essere una mamma a rischio di ipocondria ormai è chiaro che sono una di quelle che si vanta sul suo blog della bellezza della figlia. Scusate, ma va così.

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